Messaggio del Santo Padre ai partecipanti al Convegno della Conferenza Italiana degli Istituti Secolari
Cari fratelli e sorelle!
In occasione del 70° anniversario della Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesiae, la Conferenza Italiana degli Istituti Secolari, con il patrocino della Congregazione degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, vi ha convocati sul tema “Oltre e in mezzo. Istituti secolari: storie di passione e profezia per Dio e per il mondo”. A tutti voi rivolgo il mio cordiale saluto, con l’augurio di un proficuo convegno.
Quel documento del Papa Pio XII fu in un certo senso rivoluzionario: infatti delineò una nuova forma di consacrazione: quella di fedeli laici e presbiteri diocesani chiamati a vivere i consigli evangelici nella secolarità in cui sono immersi in forza della condizione esistenziale o del ministero pastorale. La novità e la fecondità degli Istituti Secolari sta dunque nel coniugare consacrazione e secolarità, praticando un apostolato di testimonianza, di evangelizzazione – specialmente per i presbiteri – e di impegno cristiano nella vita sociale – specialmente per i laici, a cui si aggiunge la fraternità che, senza essere determinata da una comunità di vita, è tuttavia vera comunione.
Nel solco tracciato dalla Provida Mater, siete chiamati oggi ad essere umili e appassionati portatori, in Cristo e nel suo Spirito, del senso del mondo e della storia. La vostra passione nasce dallo stupore sempre nuovo per il Signore Gesù, per il suo modo unico di vivere e di amare, di incontrare la gente, di guarire la vita, di portare conforto. Perciò il vostro “stare dentro” il mondo non è solo una condizione sociologica ma una realtà teologica, che vi permette di essere attenti, di vedere, di ascoltare, di com-patire, di con-gioire, di intuire le necessità.
Questo vuol dire essere presenze profetiche in modo molto concreto. Significa portare nel mondo, nelle situazioni in cui ci si trova, la parola che si ascolta da Dio. E’ questo che caratterizza in senso proprio la laicità: saper dire quella parola che Dio ha da dire sul mondo. Dove “dire” non significa tanto parlare, quanto agire. Noi diciamo ciò che Dio vuole dire al mondo, agendo nel mondo. Questo è molto importante. Specialmente in un tempo come il nostro in cui, di fronte alle difficoltà, ci può essere la tentazione di isolarsi nei propri ambiti comodi e sicuri e ritirarsi dal mondo. Anche voi potreste cadere in questa tentazione. Ma il vostro posto è “stare dentro”, come presenza trasformante in senso evangelico. Certamente è difficile, è una strada che comporta la croce, ma il Signore vuole percorrerla con voi.
La vostra vocazione e missione è essere attenti, da una parte, alla realtà che vi circonda domandandovi sempre: che cosa succede?, non fermandovi a ciò che appare in superficie ma andando più a fondo; e, al tempo stesso, al mistero di Dio, per riconoscere dove Egli si sta manifestando. Attenti al mondo con il cuore immerso in Dio.
Vorrei infine suggerirvi alcuni atteggiamenti spirituali che vi possono aiutare in questo cammino e che si possono sintetizzare in cinque verbi: pregare, discernere, condividere, dare coraggio e avere simpatia.
Pregare per essere uniti a Dio, vicini al suo cuore. Ascoltare la sua voce di fronte ad ogni avvenimento della vita, vivendo un’esistenza luminosa che prende in mano il Vangelo e lo prende sul serio.
Discernere è saper distinguere le cose essenziali da quelle accessorie; è affinare quella sapienza, da coltivare giorno per giorno, che consente di vedere quali sono le responsabilità che è necessario assumere e quali i compiti prioritari. Si tratta di un percorso personale ma anche comunitario, per cui non basta lo sforzo individuale.
Condividere la sorte di ogni uomo e donna: anche se gli avvenimenti del mondo sono tragici e oscuri, non abbandono le sorti del mondo, perché lo amo, come e con Gesù, fino alla fine.
Dare coraggio: con la grazia di Cristo non perdere mai la fiducia, che sa vedere il bene in ogni cosa. E’ anche un invito che riceviamo in ogni celebrazione eucaristica: «In alto i nostri cuori».
Avere simpatia per il mondo e per la gente. Anche quando fanno di tutto per farcela perdere, essere animati dalla simpatia che ci viene dallo Spirito di Cristo, che ci rende liberi e appassionati, ci fa “stare dentro”, come il sale e il lievito.
Cari fratelli e sorelle, possiate essere nel mondo come l’anima nel corpo (cfr Lettera a Diogneto, VI, 1), testimoni della Risurrezione del Signore Gesù. Questo è il mio augurio per voi, che accompagno con la mia preghiera e la mia benedizione.
Dal Vaticano, 23 ottobre 2017
Francesco